Non profit

Le Acli a Civitas: lavoratori atipici, flessibili o “flessibilizzati”?

Presentati a Civitas i dati di un’indagine Iref-Censis sui lavoratori atipici, tratti dal libro "Una vita tanti lavori". La sintesi della ricerca su www.acli.it, sezione "news".

di Acli

Accettano qualsiasi mansione lavorativa (78,8%), non pongono problemi di natura contrattuale (70,6%), si rendono disponibili a qualsiasi richiesta del datore di lavoro, sacrificando all?occorrenza il proprio tempo libero (74,7%), accettano retribuzioni molto spesso al di sotto della media (66,9%), non riuscendo ad accantonare così nessuna quota di risparmio (72%). Sono i ?flessibilizzati? ? come li chiama l?indagine Iref-Censis presentata in mattinata dalle Acli a Padova, in occasione di Civitas 2004 ? : lavoratori atipici dai 18 ai 40 anni che subiscono la flessibilità imposta dal nuovo mercato del lavoro, senza riuscire in qualche modo a gestirla o a coglierne gli aspetti positivi come invece fanno i loro colleghi più fortunati, i ?flessibili?. La ricerca, realizzata nel corso del 2003 dall?Iref ? l?Istituto di ricerca delle Acli ? in collaborazione con il Censis, e inserita ? con ulteriori approfondimenti e rielaborazioni ? nel volume Una vita tanti lavori. L?Italia degli ?atipici? tra vulnerabilità sociale, reti familiari e auto-imprenditorialità (Ed. Franco Angeli) ? analizza un campione rappresentativo a livello nazionale di 1000 lavoratori atipici tra i 18 e i 40 anni, segnalando una vistosa divaricazione nelle condizioni di lavoro e di vita tra una maggioranza di giovani ?flessibilizzati? (il 49,8%) e una minoranza privilegiata (29,9%) di lavoratori ?flessibili?. In termini assoluti, su più di un milione di giovani atipici presenti oggi in Italia, circa mezzo milione sono da stimarsi i ?flessibilizzati? a fronte di 300mila lavoratori ?flessibili?. Questi ultimi sono caratterizzati da una posizione lavorativa ad alta professionalità (40%) e riescono spesso a lavorare con più committenti (35,9%); investono nella formazione continua (51,3%), rimanendo costantemente informati su quanto avviene nel mondo del lavoro (43,7%); soprattutto, il livello del loro compenso gli consente di accantonare una quota di risparmio superiore al 10% del reddito (34,1%). Interrogato sulle criticità dei contratti atipici, il campione della ricerca segnala innanzitutto tre cose: l?instabilità del posto di lavoro (26,2%), la discontinuità nei pagamenti (13,8%) e l?orizzonte temporale troppo limitato dei contratti (10%). Non a caso il primo obiettivo degli intervistati rispetto al lavoro risulta quello di rinnovare il contratto in scadenza (21,9%), oltre al rafforzamento della propria retribuzione (20%). Coerentemente, tra i progetti di vita più rilevanti, un terzo del campione indica, davanti a tutto, la sicurezza economica (32,1%); la voce ?farmi una famiglia? è al secondo posto, ma distaccata di ben 10 punti percentuali. Tra gli elementi critici va ancora registrato lo scarso riconoscimento professionale, mentre non manca la consapevolezza anche dei vantaggi legati alla flessibilità: primo tra tutti, la libertà di organizzare il tempo di lavoro e di conciliarlo con il tempo libero (24,2%). L?ultima nota sui rapporti con la famiglia d?origine: circa un terzo dei rispondenti è costretto a chiedere soldi ai propri parenti, che svolgono un ruolo di sostegno, non solo economico, fin troppo determinante. La sintesi della ricerca è disponibile nella sezione “News” del sito delle Acli nazionali, www.acli.it .


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA